Il Porrajmos

Nell’ambito del progetto «Cyberbullismo», Il 27 gennaio scorso, il nostro Istituto  ha organizzato un incontro, rivolto alle classi quinte sul tema storico-culturale del Porrajmos, termine utilizzato in Italia per indicare il tentativo di genocidio subito dalle minoranze linguistiche Sinti e Rom durante il Fascismo. 

Il tema, introdotto dal prof. Emanuele Trazzi e dalla prof.ssa Francesca Cestaro, è stato presentato da Carlo Berini, mediatore culturale che ha approfondito questa pagina di storia, molto spesso dimenticata, nonostante, purtroppo, ci appartenga.

La discriminazione razziale in Italia e in Europa non è nata con il Nazismo e il Fascismo, ha subito precisato il Berini, ma esisteva già nei primi anni del ‘900; a tal proposito abbiamo ricordato le teorie antropologiche del medico e studioso Cesare Lombroso che, attraverso i suoi studi,  delineava i tratti delle varie razze etichettando i popoli ebraici, rom e sinti come criminali, “inferiori nella morale, nell’evoluzione civile ed intellettuale”.

Un esame dell’ultima forma di schiavitù ancora esistente proprio nel cuore dell’Europa, precisamente in Romania, ha rivelato come, anche in paesi cattolici europei venisse attuata nei confronti dei Rom quella che fu definita la “grande vergogna”,  paragonata da alcuni storici alla schiavitù sofferta dai popoli africani  per mano degli Stati Uniti d’America. È stato ricordato che nelle terre dell’attuale Romania, sin dal 1400, i Rom erano considerati alla stregua di merce di scambio, schiavi di proprietà di principi e monasteri, mai equiparati a uomini liberi fino alla fine dell’ Ottocento, o, addirittura, agli inizi del ‘900, epoca in cui veniva finalmente sancita l’emancipazione degli ultimi schiavi.

Berini puntualizza inoltre che il termine Zingari è eteronimo, ovvero attribuito da altri, di contro alla denominazione etnologa Rom e Sinti; quindi ogni volta che viene utilizzato per riferirsi a tali minoranze linguistiche di fatto si compie una discriminazione, una molestia che lede la dignità personale di un popolo.

Nel cuore dell’Europa, in quell’epoca si andavano affermando i movimenti nazionalisti fascista e nazista che applicarono contro le minoranze Rom e ai Sinti la politica dell’esclusione  e della reclusione. Tali pratiche avevano la finalità non solo di escludere e recludere i Rom e i Sinti, ma anche di servirsene come schiavi, come avveniva in Romania. Escluderli socialmente significava anche estromettere un determinato popolo da un territorio, come accade attraverso vari editti emanati contro queste minoranze linguistiche.

La politica di esclusione durante il Fascismo in Italia e il Nazismo in Germania raggiunse il suo culmine con la decisione non solo di escludere i Rom e i Sinti dal proprio territorio, ma di cancellarli dal mondo.

Da qui il termine Porrajmos: divoramento, esclusione dal mondo. Si conta che in Europa, a motivo di tale persecuzione nazi-fascista, siano state sterminate nelle camere a gas e nei forni crematori circa il 500.000.

I motivi addotti al fine di effettuare lo sterminio di queste minoranza linguistiche in Germania furono però diversi da quelli  proposti in Italia.

Mentre infatti gli studi tedeschi giunsero ad affermare che i Rom e i Sinti nel loro percorso dall’India – loro paese di origine – alla Germania, incontrarono popolazioni slave e perciò il gene del nomadismo, incompatibile con il pensiero tedesco di razza pura, entrò a far parte del loro DNA; in Italia, dove il Vaticano aveva una maggiore influenza, gli studi si orientarono maggiormente verso motivazioni non a carattere biologico, quanto psico-sociale, accusando i Rom e i Sinti  di aver assunto, lungo il percorso da loro effettuato dall’India all’ Italia, alcune caratteristiche quali il vagabondaggio (gene del nomadismo) e il ladrocinio, ragion per cui andavano estinti. 

In Germania la persecuzione attuata ai danni di queste minoranze è stata riconosciuta dal parlamento tedesco, perciò lo Stato ne fa memoria proprio il giorno 27 gennaio, associandolo alle vittime del’Olocausto; mentre in Italia non esiste alcuna giornata commemorativa delle persecuzioni di Rom e i Sinti, in quanto, nonostante il dibattito politico, storico e culturale sia in atto, non si è ancora affermata una piena conoscenza e quindi consapevolezza di ciò che è successo.

L’incontro – memoria di oggi, dunque, ha raggiunto il fine che si era proposto, ovvero far conoscere questa parte di storia e di orrore che ha colpito le minoranze Rom e Sinti in Italia durante il periodo fascista. Per questo ringraziamo di cuore il mediatore culturale Carlo Berini, che con passione ha donato ai ragazzi del nostro Istituto la conoscenza di pagine di vita e di storia ora in attesa di essere ulteriormente studiate e approfondite.

Porrajimos#2